Amazon: retroscena di un click

di Saverio Pipitone [pubblicato nel numero 49 Estate 2017 di Vivi Consapevole]

Hai mai pensato dove vadano a finire i tuoi soldi quando, con un semplice click, fai un acquisto sul più grande sito di e-commerce del mondo?


In una vignetta di Hafeez sul “The New Yorker” è raffigurata una coppia di coniugi nel salotto di casa. Il marito ha appena aperto una scatola di Amazon con il prodotto ordinato (delle cuffie) e nel pacco trova anche una lettera in busta chiusa e un messaggio. Dà un’occhiata al messaggio e dice alla moglie: «È da parte di Aaron, il dipendente che ha fatto il pacco, mi chiede di recapitare questa lettera ai suoi familiari».
Come Aaron, altri 340.000 dipendenti sono trattati da “reclusi” lavorando fino a 80 ore settimanali con turni notturni o festivi e contratti precari per paghe low cost, ritmi sfiancanti di massima produttività sotto il controllo dei servizi di sicurezza, senza tempo per la vita privata.
Nei maxi-magazzini di smistamento di Amazon sparsi in tutto il mondo viene evaso un ordine ogni 30 secondi per garantire ai 70 milioni di clienti abbonati su base globale al servizio “Prime” delle consegne rapide in un giorno o in 1-2 ore nelle grandi città.
Ma non basta: Amazon sta elaborando un piano di sviluppo per velocizzarle in 30 minuti con l’automatizzazione della movimentazione delle merci, avendo già installato 45.000 robot, e un progetto di utilizzo dei droni per il trasporto: in questo modo la multinazionale otterrà una riduzione di più del 20% dei costi logistici e un graduale rimpiazzo dei dipendenti, che saranno così “liberi” di ritornare a casa.
Amazon è una multinazionale nata nel 1994 come prima libreria on-line con quartier generale a Seattle e quotata alla Borsa di New York. Il fondatore e CEO è il cinquantenne statunitense e ingegnere informatico Jeff Bezos, al terzo posto degli uomini più ricchi del mondo con un patrimonio personale di oltre 70 miliardi di dollari.
Un’enorme fortuna proveniente quasi tutta da Amazon che cresce in modo continuo ed esponenziale, passando da un fatturato complessivo di 34 miliardi di dollari nel 2010 ai 107 miliardi di dollari del 2015 fino ai 136 miliardi di dollari nel 2016 per 7,2 miliardi di oggetti venduti, con profitti anch’essi incrementati dai 596 milioni di dollari del 2015 ai 2,4 miliardi di dollari nel 2016.
Per comprare un libro su Amazon basta solo un click: un’azione facile, rapida e conveniente. Ma qualcosa si complica se ci chiediamo che percorso fa il nostro denaro speso nell’acquisto. Proviamo a tracciarlo.
Innanzitutto bisogna dire che il sito internet dei Paesi europei, compresa l’Italia, è gestito da un’unica società denominata Amazon EU SARL con sede in Lussemburgo, dove sono incanalati i ricavi e i profitti delle vendite a livello europeo, sfruttando una tassazione agevolata di paradiso fiscale ed eludendo il pagamento delle tasse nelle singole nazioni.
È un escamotage finito sotto indagine del Fisco italiano per una presunta “omessa dichiarazione dei redditi” che se confermata potrebbe riguardare importi milionari.
Dal Lussemburgo il denaro prosegue verso la casa madre statunitense e nelle tasche dell’azionista di riferimento Jeff Bezos, che a sua volta lo investe in attività collaterali, come la creazione dell’azienda di ricerca aerospaziale Blue Origin ubicata nel ranch di proprietà da 117.000 ha in Texas e l’acquisto per 250 milioni di dollari del quotidiano “Washington Post“, con l’obiettivo di accaparrarsi una consolidata influenza politica ed economica.
Altri principali azionisti che percepiscono i profitti sono i fondi d’investimento statunitensi Vanguard Group, Fidelity Investments, Capital Group e State Street, che speculano nella finanza internazionale e nell’industria dei sistemi nucleari ad uso militare.
Per comprare un libro nelle librerie indipendenti forse non basta solo un click, però il percorso del denaro è meno complesso e spesso a “km zero” sapendo che non va ad ambiziosi affaristi, speculatori e guerrafondai.
Il problema è che questo tipo di librerie è in via d’estinzione a causa della pericolosa e distruttiva concorrenza di Amazon, che solo negli Stati Uniti ne ha fatte chiudere oltre 2000.
In un ventennio Amazon ha assunto posizioni di quasi monopolio nell’e-shopping di libri e non solo, trasformandosi in un vero e proprio ipermercato virtuale in cui acquistare con lo smartphone nella totale assenza di relazioni umane una vastissima gamma di beni di consumo a prezzi scontati: musica, video, elettronica, informatica, cancelleria, casalinghi, complementi d’arredo, bricolage, giardinaggio, gioielli, oggettistica, cosmetici, ricambi auto/moto, abbigliamento, accessori moda, alimenti e molto altro.
Secondo le previsioni degli analisti economici, Amazon potrebbe raggiungere un fatturato di 240 miliardi di dollari nel 2020 con 12,6 miliardi di pezzi venduti e puntare ai 400 miliardi di dollari entro il 2025, con un contestuale incremento della redditività per circa il 30%.
Sono cifre da capogiro che gli consentono di scalare la classifica della Top 10 della grande distribuzione mondiale per superare le principali insegne tra cui Metro, Tesco e Carrefour, e andare a sfidare il colosso Walmart (con un fatturato di 480 miliardi di dollari) per il primo posto sul podio, mirando al monopolio dell’e-retailer senza concorrenti.
Amazon prende il nome dal fiume latinoamericano Rio delle Amazzoni, habitat dell’anaconda gigante, ed è a questo grande serpente che si ispira, perché ingoia e stritola tutto quello che trova nel suo cammino, lasciando intorno a sé il deserto.