«Il tratto distintivo
della società industriale avanzata è il modo come riesce a soffocare
efficacemente quei bisogni che chiedono di essere liberati – liberati anche da
ciò che è tollerabile e remunerativo e confortevole – nel mentre alimenta e
assolve la potenza distruttiva e la funzione repressiva della società opulenta.
Qui i controlli sociali esigono che si sviluppi il bisogno ossessivo di
produrre e consumare lo spreco; il bisogno di lavorare sino all’istupidimento,
quando ciò non è più necessità reale; il bisogno di modi di rilassarsi che
alleviano e prolungano tale istupidimento; il bisogno di mantenere libertà
ingannevoli come la libera concorrenza a prezzi amministrati, una stampa libera
che si censura da sola, la scelta libera tra marche e aggeggi vari».
[Herbert Marcuse, L’uomo a una dimensione, 1964]
«…ciò che è non può
essere vero».
[Ernst Bloch, Philosophische Grundfragen, 1961]
«Il problema non è: “Siete
favorevoli o contrari al progresso tecnologico?”, ma “a quale tecnologia, a
quale scienza?”. Se si tratta del Concorde o di un’automobile che fa i trecento
all’ora diciamo no, se si tratta di una casa dove possiamo vivere meglio, di un’energia
decentralizzata e rigenerabile, evidentemente sì. Insomma, all’idea di una
crescita automatica noi vogliamo sostituire l’idea di scelta: il progresso va
scelto e non subìto».
[Serge Moscovici, Sulla Natura. Per pensare l’ecologia,
2002]
«Spazio tagliato con esattezza,
immobile, coagulato. Ciascuno è stivato al suo posto. E se si muove, ne va
della vita, contagio o punizione. L’ispezione funziona senza posa. Il controllo
è ovunque all’erta […] ogni individuo è costantemente reperito, esaminato e
distribuito tra i vivi, gli ammalati, i morti – tutto ciò costituisce un
modello compatto di dispositivo disciplinare. Alla peste risponde l’ordine: la
sua funzione è di risolvere tutte le confusioni: quella della malattia, che si trasmette
quando i corpi si mescolano […] ci fu anche un sogno politico della peste […].
La città appestata, tutta percorsa da gerarchie, sorveglianze, controlli,
scritturazioni, la città immobilizzata nel funzionamento di un potere estensivo
che preme in modo distinto su tutti i corpi individuali – è l’utopia della
città perfettamente governata. […] Il panoptismo è il principio generale di una
nuova “anatomia politica” di cui l’oggetto e il fine non sono il rapporto di
sovranità, ma le relazioni di disciplina».
[Michel Foucault, Sorvegliare e punire,
1975]
Domanda – Qual è il tuo nome?
Risposta – Salariato.
D. – Quali sono i tuoi genitori?
R. – Mio padre era salariato, così come mio nonno e il mio
bisnonno: ma i padri dei miei padri erano servi e schiavi. Mia madre si chiama
Povertà.
D. – Da dove vieni, dove vai?
R. – Vengo dalla povertà e vado alla miseria passando per l’ospedale,
dove il mio corpo servirà da cavia alle nuove medicine e da oggetto di studi
per i dottori che curano i privilegiati del Capitale.
[Paul Lafargue,
La Religione del capitale, 1887]
Zanna d’avorio
Ti seguo Nietzsche, seguo l’avventura
nell’impenetrabile calura di alberi
neri. Non ci sono stelle a indicare
ma il nobile gesto di una volontà
dà luce. Le altre luci non le sono
pari. Ti seguo. Ma esisti Nietzsche,
esisti oltre il tuo onore?
Tua preda. Mia fatalità. Mi hai in mano.
Zanna d’avorio perlato stivato
nella mia memoria. Voglio perdermi,
conosci tu la via? Scalare quali mura?
Spruzzi di mare rimandano parole.
Decreta la mia legge:
dona, abbi pietà, abbi misura.
[Manlio Sgalambro, Nietzsche. Frammenti di una
biografia per versi e voce, 2006]
«...l'invenzione dei nuovi ordigni, specie di quelli termonucleari, ha modificato
fondamentalmente la struttura del mondo. Non solo ha trasformato del tutto il
concetto di stato indipendente, giacché ogni nazione che non possiede tali
ordigni deve in qualche modo dipendere da quelle poche nazioni che producono
quelle armi in gran quantità, ma ha anche reso il tentativo di guerra su larga
scala per mezzo di tali ordigni praticamente un assurdo tipo di suicidio. Per
questo si ascolta spesso l'ottimistica opinione che la guerra è diventata
impossibile e che non potrà più avvenire. Tale concezione, disgraziatamente, si
rifà ad un punto di vista troppo ottimistico. Al contrario,
l'assurdità della guerra condotta con ordigni termonucleari può agire piuttosto
come un incentivo per la guerra su scala ridotta. Ogni nazione o gruppo
politico che sia convinto del proprio diritto storico o morale ad imporre con
la forza cambiamenti alla situazione in atto sarà convinto che l'uso delle armi
convenzionali per attuare i suoi fini non implicherà grandi rischi; riterrà che
l'altra parte non farà certo ricorso alle armi nucleari giacché quella, sentendosi
storicamente e moralmente dalla parte del torto in quella questione, non
affronterà certo il rischio di una guerra nucleare su larga scala. Questa
situazione indurrà a sua volta le altre nazioni ad affermare che in caso di
piccole guerre loro imposte da un aggressore, esse farebbero effettivamente
ricorso agli ordigni nucleari, così da far permanere evidentemente il pericolo.
Può essere benissimo che in circa venti o trent'anni il mondo sarà sottoposto a
così grandi cambiamenti che il pericolo di una guerra su larga scala,
dall'applicazione di tutte le risorse tecniche all'annientamento dell'avversario,
sarà grandemente diminuito o addirittura scomparso. Ma la strada per
raggiungere questa nuova condizione sarà irta dei maggiori pericoli. Bisogna
rendersi conto che ciò che appare storicamente e moralmente giusto ad una parte
può apparire ingiusto all'altra. Non sempre la soluzione giusta è il permanere
dello status quo: può essere, al contrario, della più alta importanza ricercare
mezzi pacifici per sistemare le nuove situazioni, e in molti casi può essere
assai difficile riuscire a trovare una soluzione giusta. Non è perciò troppo
pessimistico affermare che la grande guerra può essere evitata soltanto se
tutti i diversi gruppi politici sono pronti a rinunciare a qualche cosa dei
loro apparentemente più ovvi diritti, in considerazione appunto del fatto che
la questione del giusto e dell'ingiusto può essere vista in modo essenzialmente
diverso dall'altra parte...».
[Werner Heisenberg, Fisica
e filosofia, 1958]
La preghiera del padrone
PRETE - Eterno profitto dona loro o signore
ALTOLOCATI - Liberali da ogni cedolare
da ogni controllo e da ogni verifica
Mantienici nell’usufrutto dell’utile netto e
così sia.
OPERAI - Rimetti a noi i nostri debiti
che tanto noi ci siamo abituati
fai che noi si possa continuare a dare
senza mai ricevere
senza mai chiedere.
Non ci indurre in tentazioni pur sapendo che
siamo sfruttati
liberaci da ogni senso di dignità
tienici lontano da ogni ribellione, dal demonio
e dalla rivoluzione.
ALTOLOCATI - Reddito nostro che sei alla Saffa
alla Pirelli e alla Montedison
solo le buone azioni facci comprare
santissimo profitto che sei in ogni luogo
specie alla Fiat
rendici l’utile netto del cento per cento
e così sia.
PRETE - L’utile netto dona loro signore
che guadagniamo qualcosa anche noi
per non parlare del Vaticano.
ALTOLOCATI - Fai che noi si possa far fallire
ogni sciopero grazie a Restivo
e nell’ora della nostra brutta sorte
liberaci con un bel colpo di stato e così sia.
[Dario
Fo, Ballate e canzoni, 1974]