di Saverio Pipitone [pubblicato il 14/1/2020 nel Blog di Beppe Grillo]
I discount Lidl di Torino, Bologna, Roma e Palermo sono stati di recente il set del reality show “Shop, Cook & Win!”, in onda sul Nove del digitale terrestre, con gli chef Simone Rugiati e Matteo Torretta che nei monitor di videosorveglianza scrutavano attentamente i clienti, scegliendone due e portandoli in cucina per una sfida di piatti gourmet preparati con i prodotti del carrello.
I discount Lidl di Torino, Bologna, Roma e Palermo sono stati di recente il set del reality show “Shop, Cook & Win!”, in onda sul Nove del digitale terrestre, con gli chef Simone Rugiati e Matteo Torretta che nei monitor di videosorveglianza scrutavano attentamente i clienti, scegliendone due e portandoli in cucina per una sfida di piatti gourmet preparati con i prodotti del carrello.
Il sistema di telecamere a circuito chiuso negli esercizi commerciali è installato e adoperato con lo scopo ufficiale di contrasto al taccheggio e per la sicurezza preventiva, anche se può abusivamente sconfinare nel monitoraggio sui movimenti di spesa dei consumatori o nel controllo dei dipendenti.
Come scoprì nel 2008 il giornale Stern, la Lidl
nel 2004-07 ha spiato il
proprio personale di 200 filiali in Germania con investigatori che – esperti in
metodi Stasi (polizia segreta della vecchia DDR) – collocarono 5-10 microcamere
per punto vendita, sia negli spazi pubblici che privati, agendo formalmente contro
i furti, ma in pratica annotavano in appositi dossier ogni aspetto utile sulla
vita professionale, familiare, relazionale e finanziaria dei lavoratori. Ecco alcune
note spionistiche: «Domenica, ore 10.46:
la signora N. ha tatuaggi su entrambe le braccia. I clienti anziani potrebbero
esserne infastiditi. Bisogna suggerirle di tenere le braccia coperte mentre lavora»;
«Mercoledì, ore 14.05: la signora M.,
durante la pausa, cerca di fare una telefonata con il suo cellulare, ma un
messaggio automatico la informa che il suo credito residuo è di soli 85 centesimi»;
«Giovedì, ore 14.50: la signora T.
telefona al fidanzato e si mettono d’accordo per cenare insieme. Nonostante lo
store sia pieno e resti molto da fare gli promette di uscire puntuale. Alle 15
va via». E ancora: «ha una cerchia di
amici drogati», «introverso e ingenuo»,
«incapace», «vuole salari più alti», fino alle
lamentele sui turni di lavoro e ai flirt fra colleghi. Dalle telecamere puntate
sulle casse venivano inoltre osservati dei clienti che digitavano il codice PIN
del bancomat.
Casi e testimonianze di serrato controllo della manodopera erano
stati in precedenza riportati dai due libri “Black Book
Lidl”, uno del 2004 e l’altro aggiornato del 2006, a cura del
giornalista Andreas Hamann e editi dal sindacato tedesco Ver.Di. Nel 2009 il periodico
Der Spiegel dette poi la notizia che nella città di Bochum furono
trovati nella spazzatura parecchi dati riservati su 600 impiegati della Lidl, inerenti
numeri di telefono, indirizzi postali, buste paga e coordinate bancarie, nonché
moduli di assenze per malattia che gli stessi compilavano, su illegittima richiesta
della direzione, con specifiche circa lo stato di salute: dal mal di schiena
alla pressione alta, dalle visite dal psicologo o ginecologo alle diagnosi e
terapie. Nel 2018 il film “Lidl Story” dei registi Annebeth Jacobsen e Frank
Diederichs, trasmesso dalla tv tedesca ZDF, racconta di un’organizzazione che
negli anni è stata impostata su criteri di accentramento e repressione.
Le menzionate inchieste giornalistiche convengono che il
principale responsabile di tutto ciò è il fondatore e proprietario Dieter
Schwarz, un’ottantenne che vive, volutamente e paradossalmente, nell’assoluta
riservatezza stando lontano da sguardi indiscreti. È classificato dal magazine
Forbes al 36° posto dei maggiori benestanti al mondo con un attuale patrimonio
stimato in $ 22,4 miliardi (era di $ 7 miliardi nel 1999), ma secondo la
rivista Bilanz, se si aggiungono investimenti, immobili e beni aziendali, il bottino
raddoppia, salendo sul podio dei più ricchi della Germania.
Discende da una stirpe di commercianti con il padre Josef che
dal 1930 era contitolare della storica bottega all’ingrosso di frutta esotica
“A. Lidl & Co” nella Sülmerstraße 54 ad Heilbronn e nei decenni seguenti l’attività
fu ampliata nei generi alimentari. Gli Schwarz avviarono successivamente dei
propri market, evitando però di chiamarli con il loro cognome che significa “nero” e, per motivi legali, non
potevano usare quello dell’ex socio. Dieter risolse la questione quando nel
1972, sfogliando il quotidiano locale Heilbronner
Stimme, lesse un articolo che citava il pittore e insegnante in pensione
Ludwig Lidl: lo contattò e comprò i diritti di sfruttamento del nome per 1.000
marchi.
Oggi la rete distributiva conta all’incirca 10.800 discount
Lidl e 1.300 ipermercati Kaufland con 430.000 dipendenti per un fatturato annuo
di oltre € 100 miliardi (era di € 2,6 miliardi nel 1990).
La crescita a livello europeo è stata sostenuta nel 2004-14
da soldi pubblici, intorno ad € 1 miliardo, erogati dalla Banca Europea
Ricostruzione Sviluppo (BERS) e dalla International Finance Corporation (IFC)
della Banca Mondiale. Tra gli ultimi finanziamenti vi sono € 220 milioni dalla
BERS e € 180 milioni dalla IFC nel 2017-18 per un ulteriore consolidamento
nell’Europa orientale, che si sommano ai € 50 milioni concessi contestualmente dalla
Nordic Investment Bank, altra banca pubblica, per allargarsi in Lituania.
Attualmente Lidl è impegnata in una ramificazione negli Stati Uniti con un piano che in origine prevedeva centinaia di aperture, ma dalla stampa economica si apprende che ha subito un rallentamento soprattutto a causa di un’errata selezione dei siti. Per rivedere e rilanciare le tattiche espansive, alla fine del 2018 venne assunta la statunitense Bruna Maraccini, come direttrice immobiliare, proveniente dalla concorrente Aldi dove ricopriva la medesima carica. Lei e Lidl, all’inizio del 2019, sono stati denunciati da Aldi per sottrazione e utilizzo di segreti commerciali, tra cui le mappe delle posizioni e le strategie di mercato dei futuri negozi nell’East Coast.
Gli store Lidl negli USA sono un’ottantina, dalla Georgia a New York. Il prossimo sarà ad Alexandria (Virginia) e in questa città, dentro il dismesso centro commerciale Landmark, sono state girate delle scene del film “Wonder Woman 1984” con la superdonna che, dopo avere sconfitto dei malavitosi, lancia il diadema sulla telecamera di sorveglianza, distruggendo il dispositivo orwelliano che pervade la sfera personale a vantaggio dei rapaci accumulatori di denaro e potere.