Il supermarket sbarcò in Italia… fra Rockefeller e Cia

di Saverio Pipitone

Il 26 aprile 1955, alla Villa Reale di Milano, veniva inaugurata la mostra «Settecento Veneziano» al cospetto di collezionisti, imprenditori e personalità d’élite. Nel “Comitato d’onore” spiccavano nomi illustri di politici, banchieri e industriali, come Einaudi, Agnelli, Bonomi, Ponti, Riva e Pesenti. L’organizzatore era il giovane Marco Brunelli, abile mercante e appassionato antiquario, erede della più importante famiglia di mercanti d’arte nel milanese.

Durante l’esposizione, tra vedute veneziane di scambi commerciali (Canaletto) e dipinti lodanti il potere (Tiepolo), Marco Brunelli conversava con l’americano James Hugh Angleton, suo cliente, ma non stavano parlando di opere artistiche bensì di supermercati. Angleton ricopriva il ruolo di presidente dell’American Chamber of Commerce in Italia, era originario dell’Illinois e nel 1933 si trasferì a Milano per gestire la filiale del primo produttore di registratori di cassa NCR (National Cash Register). Era un massone dichiarato, ufficiale nelle due guerre mondiali e spia dei servizi segreti OSS (poi CIA), insieme al figlio James Jesus Angleton che fu a capo del controspionaggio internazionale ed entrambi “amici” del principe fascista Junio ​​Valerio Borghese (a James Jesus è ispirato il film L’ombra del potere di Robert De Niro).

Il giorno della mostra, James Hugh Angleton confidò a Marco Brunelli che era stato incaricato da Nelson Rockefeller – magnate e politico repubblicano statunitense della ricchissima dinastia petrolifera – di prendere contatti per introdurre la moderna distribuzione organizzata in Europa, partendo dal territorio italiano dove c’erano maggiori opportunità di penetrazione. Con la propria corporation IBEC, Rockefeller aveva già portato una catena di supermercati in America Latina.

Nell’affare entrarono lo stesso Brunelli e le famiglie Crespi e Caprotti: i Crespi erano editori del Corriere della Sera e industriali cotonieri, mentre i Caprotti con i fondi della ricostruzione post-guerra del Piano Marshall erano divenuti primari produttori di tessuti.

Negli anni successivi all’apertura dei supermercati, d’ispirazione americana, dapprima a insegna Supermarket con la esse allungata e poi cambiata in Esselunga, i Caprotti avviarono una scalata societaria per rilevare tutto con l’appoggio finanziario del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi: le ultime quote per il pieno controllo furono loro vendute da Michele Sindona che ne era venuto in possesso dopo l’uscita dei soci originari (Brunelli fondò in seguito i supermercati Unes ed Iper). Calvi e Sindona erano due banchieri che si muovevano tra loggia massonica P2, mafie, servizi segreti e con importanti agganci in Vaticano: il primo fu trovato nel 1982 misteriosamente impiccato sotto il Ponte dei Frati Neri sul Tamigi a Londra, l’altro morì nel 1986 avvelenato con un caffè al cianuro nel supercarcere di Voghera dove era all’ergastolo.

In Italia il primo supermercato Esselunga venne inaugurato il 27 novembre 1957 a Milano (in viale Regina Giovanna 34) con un’offerta di migliaia di prodotti a scaffale tra polli e pinne di pescecane.

Articolo pubblicato il 26 aprile 2025 nella rubrica «scor-date» su LaBottega del Barbieri