La pensa così Saverio Pipitone, giornalista e blogger,
autore di “Forno a Micronde? No,
grazie”, Macro edizioni.
Un volumetto dove lo scrittore giornalista raccoglie la storia
del portentoso fornetto, dalla nascita (correva l’anno 1947, il primo modello
era alto 2 metri e pesava 350 chili), ai giorni nostri.
Studi, ricerche,
dibattiti
Pipitone elenca studi scientifici, ricerche e dibattiti,
cercando di dimostrare che i difetti del microonde, – a partire dal fatto che
si tratta di un elettrodomestico che produce un campo magnetico, come i
telefoni cellulari, per intenderci – siano ben più importanti dei suoi pregi.
Tra gli altri, il giornalista cita uno studio condotto negli
anni ’90 sugli effetti degli alimenti cotti a microonde sul sangue umano. La
ricerca, che ebbe esiti sconvolgenti (riduzione dei livelli di emoglobina,
aumento dell’ematocrito, di leucociti e colesterolo), ma non fu mai pubblicata su una rivista
medica, in quanto non possedeva i criteri per essere considerata scientifica,
ma diede luogo a una lunga vicenda giudiziaria.
Le reazioni del campo
magnetico
Per suggestionare i lettori, ad ogni modo, sarebbe
sufficiente riportare le frasi con cui l’autore spiega il funzionamento del
forno a microonde, considerato da alcuni studiosi “contro-natura”:
In sostanze, il campo magnetico provoca una reazione delle
“piccole molecole di acqua contenute nel cibo dentro al microonde”, le quali
“si rivoltano continuamente avanti e indietro cambiando orientamento per
allinearsi nella direzione del campo elettrico”. Di conseguenza “le molecole
urtano tra loro accelerando il movimento e assorbendo la microonda con una
fluttuazione magnetica che diventa calore diffuso”. Tuttavia “alcune parti
dell’alimento possono restare fredde e perciò vi è la necessità di un piatto
che ruoti durante la cottura”.
Usarlo o no, allora? Nel dubbio, dal libro abbiamo elaborato
una “mini guida” di sicurezza domestica. Qualche regola da rispettare per fare
sì che il nostro elettrodomestico risulti più innocuo possibile.
Una mini guida per la
sicurezza
La distanza giusta
La fuoriuscita dal fornetto di onde elettromagnetiche (come
i cellulari, e le antenne radio, questi elettrodomestici producono un campo
magnetico) è, in condizioni ottimali, piuttosto limitata e comunque entro i
limiti previsti dalla legge. Tuttavia è facile che dopo qualche tempo le
guarnizioni del forno si sporchino o si usurino, con il risultato che le
perdite siano maggiori.
Per cui meglio tenersi, durante la cottura, a un metro di
distanza. Buona norma vuole anche che non sia apra mai lo sportello a forno
acceso, durante la cottura, perché ciò provoca una fuoriuscita di onde non
proprio benefica.
Cibi sì e cibi no
Sbagliate se credete che, come per altri metodi di cottura,
il microonde aiuti a eliminare batteri e microorganismi patogeni (leggi
listeriosi o salmonellosi). In alcuni casi la temperatura dei cibi, nonostante
la cottura perfetta, non supera i 60-70°. Ergo, se il cibo è tra quelli “a
rischio” (come le uova o certi formaggi), preferite il procedimento
tradizionale.
Cibi pronti, no
grazie
Diffidatene, dice l’autore. Che si tratti di pop corn o di
minestre, o di merende fatte per essere cotte in microonde, direttamente nella
loro confezione. Contengono additivi sgraditi, grassi saturi, sale e
conservanti in misura eccessiva. Sono junkie food per eccellenza.
Alt alle migrazioni
Evitate di usare, per riscaldare i cibi al microonde,
utensili in policarbonato (sono contraddistinti dal simbolo del triangolo con
all’interno il numero 7). Contengono bisfenolo A, potente interferente
endocrino (non a caso di recente l’Ue ha vietato la vendita nel territorio
europeo di biberon e altri utensili per l’infanzia che contengano bisfenolo).
Questa sostanza, con il calore migra dalla plastica agli alimenti,
contaminandoli. In genere, è comunque meglio evitare i contenitori di plastica,
specie se cuociamo prodotti grassi (con burro, panna, formaggi, etc), perché
tendono ad assorbire di più le sostanze chimiche durante il riscaldamento.